Le informazioni sono state raccolte tra ottobre e dicembre 2021 e sintetizzano l’esperienza dei cittadini della regione Umbria durante la “terza ondata Covid”. La finestra temporale dell’esperienza narrata è compresa tra novembre 2020 e novembre 2021.
Anche le politiche sanitarie della Regione Umbria, così come nella maggior parte del Paese, si sono concentrate sul contrasto al virus SARS-Cov2 ed è stato particolarmente frequente assistere a sospensioni dell’erogazione dei servizi sanitari o a rinvii di prestazioni a data da destinarsi. La Regione Umbria ha attivato il “Percorso di Tutela” e una sezione dell’indagine si è concentrata sul suo funzionamento.
Con la pandemia il livello di accessibilità al Servizio Sanitario Regionale è stato fortemente condizionato: i comprensibili ritardi e le cancellazioni di prestazioni sanitarie della prima ondata non hanno però trovato altrettante giustificazioni nei mesi a seguire. Nonostante vada riconosciuto lo sforzo ad arginare alcuni ritardi, la situazione generale è stata caratterizzati da un’assenza di informazioni in grado di
orientare correttamente i cittadini e i pazienti. L’Umbria non è certo l’unica regione a pagare lo scotto di un modello organizzativo di SSN volto all’eradicazione della malattia e meno centrato sulla prevenzione e
promozione della salute ma a tutt’oggi pesa il ridotto numero di personale medico e infermieristico e un’assistenza territoriale completamente incapace di rispondere alla domanda di presa in carico della cronicità.
A mancare sono stati senza dubbio specifici interventi che permettessero, in totale sicurezza, di continuare a monitorare lo stato di salute dei malati cronici così come quello di tutti gli individui liberi dal Covid-19 e che per la prima volta necessitavano di una visita medica o di un esame.
Le informazioni raccolte, nonostante non siano rappresentative dell’intera popolazione, mettono però in luce alcuni aspetti sui quali è necessario trovare una soluzione. L’occasione potrebbe essere rappresentata dal nuovo Piano Sanitario Regionale e da una concreta “partecipazione” alla sua stesura. Al pari sarebbe opportuno conoscere le intenzioni dei decisori rispetto ai fondi del PNRR e aprire una riflessione seria su quanto le strutture (es. Case della Comunità) saranno capaci di rispondere ai bisogni delle persone e di rappresentare il primo passo verso una sanità di prossimità.
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