Se le liste d’attesa sono un problema? Certo, sono un grande problema perché allontanano dalla sanità pubblica. E anche dalla sanità in generale: abbiamo riscontrato casi di pazienti che per i tempi lunghi e l’impossibilità di andare a pagamento dai privati, ha rinunciato ad effettuare visite ed esami. Gli umbri stanno rinunciando a curarsi”.
Miranda Zucca parla da un osservatorio privilegiato: è Coordinatrice regionale del tribunale dei diritti del malato rete di Cittadinanzattiva Umbria, presente in tutti i presidi sanitari (Asl e aziende ospedaliere) della regione. “Il fatto è che si fanno tanti proclami per l’abbattimento delle liste d’attesa ma la verità è che la coperta è corta: mancano i medici, non ci sono specialisti a sufficienza. Se non si decidono ad assumere più specialisti il problema resta. Nessun piano di abbattimento può funzionare se non si potenzia il personale”.
Zucca sottolinea che il fenomeno dei tempi di attesa oltre i limiti non solo crea nocumento ai pazienti ma danneggia lo stesso sistema sanitario regionale, stimolando la mobilità passiva. “I tempi non vengono rispettati, né per le prescrizioni a tre mesi e neanche per quelle a sei mesi. Il follow up non funziona. Qualcosa dovrebbe cambiare con l’entrata a regime della presa in carico ma al momento la situazione è bloccata. Poi ci sono differenze tra le varie asl e aziende ospedaliere. Alla Usl 1 ad esempio è stato fatto un protocollo per incrementare le prestazioni. Ad ogni buon conto, molti malati sono costretti a fare visite ed esami in altre strutture, non pubbliche. E spesso ad andare fuori regione. Posso citare il caso di un mio congiunto, paziente oncologico, che va costantemente fuori dall’Umbria, in un centro privato. Pagando. E chi non può pagare? In molti come detto smettono di controllarsi, aumentando il rischio di progressione di patologie importanti. C’è un sentimento diffuso di sfiducia nel servizio sanitario regionale, proprio per questi disservizi figli di una politica che non punta più sul pubblico. Un tempo la sanità umbra era da benchmark, oggi di fatto è smantellata. Mi domando: è tutta una manovra studiata ad arte? Perché non c’è la volontà di allungarla, questa coperta?”. Non mancano sottolineature negative su alcune novità organizzative. “Il nuovo codice di priorità al pronto soccorso a cosa serve? I pazienti in coda – spiega Zucca – vengono solo suddivisi in un’altra casella, non cambia nulla. E l’accesso al pronto soccorso per i casi pediatrici: infermieri e medici non specializzati in pediatria potranno riconoscere i problemi che hanno bambini piccoli che spesso piangono apparentemente senza motivo e non sanno indicare i sintomi della patologia? Non sarebbe stato più efficace attuare il progetto del pronto soccorso pediatrico?”. Non ultime le liste aperte con prenotazioni in tutta l’Umbria, a prescindere dai territori. “L’Umbria è la seconda regione d’Italia per numero di anziani in rapporto alla popolazione – conclude la coordinatrice del tribunale dei diritti del malato – e non tutti hanno la possibilità di spostarsi percorrendo centinaia di chilometri, con i trasporto pubblico locale che di fatto non esiste”. Quella che doveva essere un’agevolazione per snellire i tempi di fatto si trasforma nell’ennesimo disservizio.